giovedì, Aprile 24, 2025
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Andrà a New York con la delegazione guidata dal ministro Maroni portando proposte per la Carta internazionale dei diritti dell’infanzia

Stephen, dal Garda alle Nazioni Unite. Bella esperienza per un 17enne

Si chiama Stephen Hogan (di padre inglese) ma è un «gnaro» di Desenzano. Anzi: di Capolaterra. E’ quel ragazzo sui 17 anni, coi capelli un po’ lunghi, che ogni tanto passa in Vespa tra il lungolago e via Lorenzini, dove abita con la mamma Raffaella e il papà Christopher. Per qualche giorno non lo vedremo passare, il vespino resterà nel garage: sabato Stephen partirà per New York, dove andrà a rappresentare i giovani italiani davanti all’Assemblea dell’Onu, portando proposte per scrivere la nuova Carta internazionale dei diritti dell’infanzia. E scusate se è poco. L’onore capitato a questo ragazzo desenzanese (nato a Brescia) è una gran cosa. La «delegazione» sarà infatti composta da due soli ragazzi, lui e una sedicenne romana di nome Sandra. Con loro partirà il ministro del welfare Bobo Maroni insieme ad alti diplomatici, consoli e ambasciatori, giuristi e personaggi di rango. E’ una vera e propria missione governativa, che parteciperà alla sessione speciale sull’infanzia al Palazzo di Vetro, la sede delle Nazioni Unite. Un luogo che è, al tempo stesso, il simbolo della pace ma anche dei drammi e delle magagne del mondo. Come ci è capitato il giovin desenzanese? «Mi hanno eletto – risponde lui, con semplicità – . Il mio nome e quello dell’altra ragazza sono usciti da un congresso, riunito lo scorso settembre a Firenze per iniziativa dell’Unicef. C’erano ragazzi di tutta Italia, fra i 12 e 17 anni, in rappresentanza delle varie organizzazioni di volontariato. Io ero lì per l’Agesci, l’associazione degli Scout cattolici. Alla fine si è votato, e mi hanno scelto anche perchè parlo bene l’inglese». Ci mancherebbe altro che non lo parlasse, l’inglese: suo padre, il signor Cristopher John Hogan, viene dallo Yorkshire (si è stabilito in Italia 19 anni fa, da sei primavere sta a Desenzano), e per mestiere tiene corsi di inglese nelle aziende. Suo figlio Stephen, per non sbagliare, si è iscritto al Liceo linguistico «Veronica Gambara» di Brescia. Chi meglio di lui, per dare del tu a Koffi Annan e agli altri grandi della terra? Lui, però, è un ragazzo normale: va in Vespa, ha tanti amici, fa volontariato, si diverte a recitare con la compagnia teatrale Viandanze di Moniga e si diletta come giocoliere. Per hobby, parla alle Nazioni Unite. «Dovevamo partire lo scorso 14 settembre, ma poi è successo quello che è successo. Saremo là dal 4 al 12 maggio. Con gli altri giovani dell’assemblea di Firenze abbiamo elaborato sette punti, e li presenteremo come contributo dei giovani italiani alla Carta internazionale: si parla di diritto alla scuola, si chiede che il lavoro non sia sfruttamento, si parla di salute; poi di distribuzione delle ricchezze ai paesi poveri, di rispetto per i bambini immigrati, che sono soprattutto dei bambini. Questo diremo». E se gli si domanda che cosa chieda lui al futuro, risponde: «Chiedo di vivere bene. Vale per me, e per tutti i ragazzi del mondo».

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