Qui sull’azzurro lago l’han portato
lontano dalla sponda della Neva.
Poter vedere la terra promessa
prima di morire desiderava.
Così inizia una lunga poesia scritta da Paul Heyse (1830-1914) nel suo rifugio invernale a Gardone Riviera e pubblicata nel 1903. Paul Heyse fu il poeta tedesco che dopo Goethe ha fatto conoscere o riscoprire ai Tedeschi l’Italia, in particolare il lago di Garda. Nel 1910 ricevette il premio Nobel per la letteratura e nello stesso anno gli fu conferita la Laurea honoris causa dall’Università di Firenze in nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, per aver reso sempre più nota l’Italia e la sua letteratura.
Come è noto, Heyse fu sul Garda una prima volta nell’agosto 1853, mentre nel 1899 affittò a Gardone Riviera una villa, acquistata l’anno successivo (1900). Sperava così di superare la malattia ai polmoni che lo affliggeva. Tra la prima e la seconda data, la località gardesana si era sviluppata in un’rinomato luogo di cura per malati di tubercolosi’, grazie al pneumologo Ludwig Rohden, chiamato da Luigi Wimmer (sindaco 1881-1883) ad analizzare il clima del posto, e al dott. Karl Königer, fondatore di un sanatorio, nonché autore di una Guida diffusa a livello internazionale, che richiamò in breve sempre nuovi ospiti, e spesso ospiti di altissimo rango.
E a Gardone approdò tra gli altri un giovane principe.
E quando la barca giunse alla meta,
il pallido infermo fu trasferito
in una stanza ariosa, fino a dove
s’arrampicava un rosaio fiorito.
Forse Heyse non fu testimone dell’arrivo di questo ragazzo, certo è che su di lui volle creare una poesia, intitolandola Der Fürstensohn (Il figlio di principi). Evidentemente la venuta di questo ospite doveva aver suscitato notevole impressione sugli abitanti e sugli ospiti di Gardone. Il poeta immagina quanto il giovane dovesse aver desiderato vedere l’Italia, quanto i genitori abbiano fatto per accontentarlo e per trovare una località adatta al suo stato, come abbiano organizzato il tutto.
Su un soffice letto ora riposa,
e dal balcone osserva all’intorno
la ridente contrada là fuori
e lo specchio d’acqua sullo sfondo.
Probabilmente Paul Heyse evidenzia nella poesia tutto quello che l’aveva colpito nei suoi soggiorni sul Garda e che non poteva non aver stregato anche il giovane principe proveniente dalla lontana Russia. I gabbiani svolazzanti sui flutti, il pescatore che canta sulla barca, il verde degli ulivi, dell’alloro, delle palme, l’oro sulle loro foglie inviato dal sole, il rosso del tramonto, l’isola di Garda semicelata da una foschia violetta, lo stupore di chi guarda ogni meraviglia del posto. Ma allo stupore segue un’profondo sospirò. E allora Heyse immagina un dialogo disperato del principe febbricitante con la madre.
Com’è bello il mondo – appena oggi
e qui devo amaramente imparare.
O madre mia, questa disperazione
tu non me la potevi risparmiare?
Abbagliato da tanta bellezza intorno, il giovane ne è devastato, avvertendo di essere alla fine, e Heyse fa sentire il senso di desolazione che lo trapassa, lo fa gemere mentre chiude gli occhi, ricadendo indietro sul cuscino. Al mattino il sole vede il pallido volto del principe la cui vita si è definitivamente arresa.
L’attuale periodo di pandemia induce a riflettere sulle tante malattie polmonari dei secoli passati. Appropriata, ci sembra la scelta di questo componimento di Paul Heyse, presentato in alcune strofe significative, tradotte da Paolo Boccafolio nel volume da lui curato con il Dr. Herfried Schlude per il Rotary Club di Salò e Desenzano del Garda nel 2010.
Questi versi nulla dicono tuttavia su chi fosse il giovane dal nobile blasone.
Chi poteva mai essere?
Gli specialisti sanno che il prolifico poeta tedesco si serviva di tanto in tanto di avvenimenti reali, cui ispirarsi nelle sue poesie. Sembra che ciò sia il caso del nostro Fürstensohn. E, infatti, qualche anno fa (cento anni dopo!) lo scrittore e giornalista Attilio Mazza (sindaco di Gardone negli anni 1989-1991) inciampò in un certificato di morte, datato 24 novembre 1900 e stilato dal dott. Molinari, che parla di un’principè ventunenne, morto alle 21.15 all’Hotel Wimmer di tubercolosi. Non solo, indica anche i nomi dei genitori del povero defunto: la principessa Maria Stourdza e il principe Konstantin Aleksandrovič Gorčakóv. Sul foglio della Relazione compare scritto a mano Kiev Russia, come luogo di destinazione per la sepoltura del corpo del giovane principe.
(continua)