Caccia al protozoo ciliato. Ieri mattina, dalle 9 alle 12.45, i tecnici dell’Agenzia regionale protezione e prevenzione ambientale (Arpav) di Verona si sono dedicati a imprigionare in ampolline di vetro il microrganismo ritenuto responsabile delle larghe strisce e chiazze nere, apparse in questi giorni sulla superficie del lago di Garda. Sono state avvistate e segnalate ai vigili del fuoco e alla polizia in varie giornate. Sabato, di fronte a Bardolino, lunedì e martedì, a Riva del Garda e largo di Peschiera e Sirmione e, infine, l’altra sera alle 18.30, a Torri. Di qui la decisione di Giorgio Franzini, responsabile dell’ufficio lago di Garda dell’ Arpav, di procedere ad una perlustrazione il mattino seguente. La presenza così massiccia di tale ciliato sta spiazzando i nostri biologi. È un mistero tutto da studiare, in quanto questo protozoo è veramente un “personaggio” speciale, un insolito visitatore in un lago subalpino, roba da specialisti. E da prelevare e analizzare in velocità perché, una volta in provetta, non resiste a lungo. Ieri, tra l’altro, nonostante la perlustrazione abbia battuto le coste da Lazise a Malcesine e il centro del lago, nessuna chiazza sospetta era visibile ad occhio nudo. Nemmeno a Torri, dove, una quindicina di ore prima, alcuni turisti ne avevano segnalato la presenza ai vigili del fuoco, che avevano chiamato l’Arpav. Ma il ciliato c’è. E, catturato nelle bottigliette, si vede. Si presenta come una polvere nera, tanti puntini in sospensione, di densità variabile a seconda delle zone. Nell’acqua prelevata all’altezza di Brenzone è visibile a un veloce colpo d’occhio, appare più fitto nei campioni prelevati a Navene di Malcesine, in centro lago e in corrispondenza di Torri, il punto dell’ultima segnalazione. «In tutto abbiamo prelevato 21 bottigliette», spiega Giorgio Franzini, «l’uscita di ieri, infatti, era in programma perché dovevamo fare i campioni per le analisi relative alla balneabilità tra Brenzone e Malcesine». Di queste 21 ampolle, 3 sono destinate ad essere analizzate sotto il profilo tossicologico per capire se quel microrganismo, «del sottoregno dei protozoi e della classe appunto dei ciliati», sia pericoloso. «Per noi si tratta solo di una verifica preventiva», ribadisce Franzini, «da quanto ci risulta non esiste alcun caso in letteratura che riguardi la sua tossicità». Strano comunque che ieri di questa “fauna” non si sia trovata traccia: «Sono organismi vivi, dinamici, che quindi si muovono, sono portati dalle correnti determinate anche dal vento», spiega Franzini, «probabilmente nel giro di una notte muoiono e sono già affondati. Ma ribadisco che il fenomeno è tutto da studiare». Mai visto nulla del genere prima? In tutta Italia? «Per ora no e, comunque, in un lago subalpino profondo come il Garda, mai». E allora, come capirci qualcosa? «Intanto porteremo tutto in laboratorio, dove i tecnici hanno già allestito le prove per l’indagine di tossicità, in 48 ore avremo i risultati». Poi il punto della situazione si farà a tavolino, tra esperti, che sono a filo diretto: «Se ne stanno già occupando alcuni specialisti. Ho sentito il dottor Nico Salmaso, del dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, che collabora con noi per la sorveglianza algale; la dottoressa Chiara De Francesco della Appa di Trento, che a sua volta ha contattato l’Università di Parma, il dottor Nicola Angeli, della sezione di Limnologia del Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, che ci ha pure spedito foto». E un nome più preciso di protozoo? «Per ora chiamiamolo solo ciliato, i nomi finora ipotizzati sembrano non corrispondergli, per quanto riguarda la sua ecologia, preferisce le acque ricche di nutrienti, potrebbe essere una specie nota per presentare una simbiosi interna con le alghe». Ma se ama le acque con nutrienti, è un altro effetto dell’inquinamento? «Ovvio prediliga queste acque, ma ricordiamo che il Garda all’inizio dell’anno ha subito un rimescolamento completo, non parlerei di inquinamento recente». Insomma, questo caso potrebbe divenire “il” caso. E pare già che un esercito di specialisti si stia mobilitando per mettersi a studiare il nero esserino che ieri aveva scelto di concentrarsi soprattutto nell’alto lago, tra Brenzone e Malcesine.
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Pool di esperti di mezza Italia al lavoro per capire un fenomeno che non ha precedenti. Unica certezza: non è tossico. Il protozoo ciliato che sta invadendo il lago non si era mai visto prima