venerdì, Novembre 22, 2024
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In discoteca i commercianti distribuiscono gratuitamente nuovi reggiseni «push up» al posto di quelli di vecchio tipo.

Sul Garda la rottamazione si prende «di petto»

Lei non ha nulla da invidiare (almeno in fatto di misure) a Monica Bellucci. Lui invece non ha niente di Tinto Brass. Lei si chiama Stefania ed è una ragazza-immagine. Lui è Puccio Gallo, signore delle notti dance del lago di Garda. Lei si «offre» generosa. Lui l’affronta divertito. La scenografia però non è quella dell’anonimo ufficio del celebrato spot tivù, tra freddi neon e computer. Luci soffuse, musica assordante e fiumi di whisky con ghiaccio rendono intrigante l’atmosfera. Tutto si consuma nel giro di pochi istanti: la mano si allunga sulla spallina e il reggiseno, come un ambito trofeo, scivola leggero dal vestito a rete dell’avvenente fanciulla. E il gioco della seduzione è fatto. Sotto gli occhi, eccitati da fumo e curiosità, di una folla di ragazzi. In un angolo, discreta, sbircia la signora Maria Teresa, l’onnipresente mamma di Puccio, il titolare della discoteca: sorride, sa che quel gioco di «vedo e non vedo» piace. E che il ritorno per il locale, il «Sesto Senso» di Desenzano, sulle sponde bresciane del lago, è assicurato. Neppure le amorose elegie del poeta Catullo avrebbero potuto far meglio, quale momento di richiamo e di evasione, dell’idea di rottamare i reggiseni. Come le auto o le case. Così il secolare oggetto del desiderio – «altro dono dell’ingegnosità francese al mondo», essendo nato come tramanda la storia nel 1889 per merito di madame Herminie Cadolle – si è preso la sua rivincita, grazie ai commercianti della zona. L’altra notte almeno una sessantina sono stati i «push up », gli «spingi su», distribuiti in omaggio a chi consegnava un vecchio reggipetto. Leggeri, estetici, vezzosi, arrabbiati. A balconcino, di pizzo, con fiocchetti, a mezza coppa o a coppa intera. Tra i riflessi del lago che già profuma d’estate, si sono visti reggiseni di tutti i tipi. Esaltazione voluta in quel sottile gioco erotico di promesse, tutte da scoprire, di chi da sempre «contiene i forti, sostiene i deboli, raccoglie gli smarriti». Dopo anni di mortificazioni tra bellezze anoressiche ed efebiche, i seni tornano a trionfare. Come negli anni Trenta o nel dopoguerra delle «maggiorate» alla Marilyn. Il periodo buio dei falò delle femministe, che nei roghi dei reggiseni trovavano il senso di una libertà riconquistata, è ormai lontano. E quel leggero indumento capace di coprire senza celare, di esaltare pur senza apparire, ritrova il suo simbolico ruolo di erotismo e desiderio.

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