«Cara piccola, stasera mettiti la veste nera e oro o la veste d’argento. Sii bella. Ariel». Così Gabriele d’Annunzio scriveva alla pianista Luisa Bàccara il 3 gennaio del 1920. Lei ubbidiva. Come le altre. Quegli indumenti, insieme a molti altri disegnati dal Vate per le sue «belle di notte», per oltre mezzo secolo sono rimasti appesi negli armadi della stanza degli ospiti o in quelli del guardaroba del Vittoriale. Da ieri sono tornati a sedurre al Sottoteatro della dimora storica di Gardone Riviera. Abiti «per non dormire, eleganza notturna al Vittoriale» in mostra per la prima volta fino al 10 settembre. Seduzioni senza tempo. Indossate da Ida Rubinstein ed Elena Sangro, così come da sconosciute bellezze della riviera gardesana. Ma che ogni donna ancora oggi vorrebbe possedere. Negligés di chiffon nero per le rosse, in tinta pastello per le pelli più angeliche. Eleganti sottovesti in seta di Biki o tessute a rete con fili d’oro e d’argento. Veli, pizzi e conturbanti trasparenze. Scialli fiorati,vestaglie, accappatoi variopinti. E poi bracciali, spille e collane ombelicali, abbozzati dalla mano di D’Annunzio esteta e poi realizzati da orafi del calibro di Buccellati. Per tutte le sue donne il Vate, maestro di seduzione, aveva un pensiero. Unico. Per ogni bellezza teneva nel suo guardaroba l’indumento che nelle penombre della sua alcova l’avrebbe resa irresistibile. «Ma che soprattutto avrebbe riflesso il suo ideale di donna», dice il presidente del Vittoriale, Annamaria Andreoli. Il pensiero dominante nei suoi giochi d’amore? «Riuscire a trasfigurare la donna qualunque nella sua donna, la sua femme fatale ». E i suoi indirizzi erano chiari. Fedele interprete dei desideri del Vate era la governante francese del Vittoriale Aélis Mazoyer. A lei il compito di truccare, profumare e abbigliare le sue «belle di notte». Ma anche istruirle sui giochi d’amore. «Ognuna doveva incarnare la più aggiornata versione della femminilità – aggiunge Paola Sorge, curatrice del catalogo della mostra -. Essere adorna di collane “ombelicali”, fumare sigarette con lunghi bocchini d’avorio secondo la moda del tempo. Prima di varcare la soglia del talamo doveva poi sfilare nelle stanze del Vittoriale». Quasi un rito. «… quando cammina davanti al Prigione di Michelangelo fumando la sigaretta, come lungh’esso il banco di un bar, il secolo ventesimo sembra remoto e soffuso dell’incanto del passato». Ma per D’Annunzio «animale di lusso», come lui stesso amava definirsi, il piacere del bello andava oltre la ricerca della donna ideale. «L’educazione del mio spirito mi trascina irresistibilmente verso l’acquisto delle cose belle». Nel suo guardaroba 300 camicie di seta (ne cambiava due al giorno), un centinaio di vestiti, una cinquantina tra cappotti e soprabiti. Altrettanti cappelli, vestaglie e pigiami. E ancora 500 cravatte e 200 paia di scarpe. «Ardens avaritia», crepi l’avarizia, scriveva in un suo liber dispendii dell’agosto del ’27. In esposizione alcune delle lunghe vesti che il Vate amava indossare nell’intimità, vestaglie, colletti e scarpe. Ma anche accessori di grande pregio. Per la prima volta in mostra il suo anello con l’aquila e l’orologio in oro sul quale è stata incisa la frase «per non dormire» . Riaperto ieri al pubblico il parco della Valletta Savia. Inaugurata anche la stagione teatrale estiva con lo spettacolo dannunziano «Recita straordinaria del martirio di San Sebastiano». La mostra «Per non dormire, eleganze al Vittoriale» è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18 (lunedì escluso). Per informazioni: tel. 0365/29.65.11; indirizzo internet www.vittoriale.it
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D’Annunzio scriveva, le donne ubbidivano: al Vittoriale gli abiti disegnati dal Vate «per non dormire»
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