Alla fine la scheda elettronica che ne mandava puntualmente in avaria il motore, tenendolo bloccato nel porticciolo di piazza Catena, è stata trovata e puntualmente sostituita. Da ieri quindi il “Mincio”, il traghetto-ammiraglia della Navigarda, è entrato nuovamente in servizio con grande sollievo per i numerosi pendolari che quotidianamente percorrono la rotta Riva-Limone e viceversa. Sono i dannati del lago, il “boat-people”, il popolo del battello che ogni mattina viene stipato a bordo di navi e traghetti e condotto a destinazione. Per lavorare o studiare.Sono soprattutto gli studenti ad utilizzare le imbarcazioni della Navigarda per sopperire alla chiusura al traffico della Gardesana Occidentale. S’imbarcano a Limone per andare a frequentare gli istituti scolastici rivani. Con loro anche moltissimi lavoratori impiegati nel limonese e nell’Alto Garda. Una parte dei traghettati poi, una volta a Limone, prosegue per altre destinazioni lungo la costiera bresciana. Costoro sono obbligati a spostarsi con la macchina, pagando quindi pedaggi giornalieri non indifferenti (all’incirca sulle trenta mila lire). Un intero mondo costretto, gioco forza, a subire le conseguenze più fastidiose di un evento naturale che ha scombussolato di colpo la vita di tutti i giorni. Ognuno di loro potrebbe riportare la propria testimonianza, il proprio disagio. Ma esemplare, ci sembra, la storia di un bancario di Tremosine impiegato in un istituto di credito rivano. Che da due settimane, ossia da quando è caduta la frana, è praticamente imprigionato in quel di Riva, lontano dagli affetti familiari. «Il mio lavoro inizia la mattina presto – ci racconta in un momento di pausa – troppo presto per gli orari fissati dalla Navigarda. Non potendo chiedere particolari permessi ho dovuto adeguarmi e rimanere a dormire fuori casa, pur avendo moglie e tre figli. Per fortuna i miei genitori sono di Varone e questo ha limitato il problema ma tanti altri, nelle mie stesse condizioni, non hanno potuto contare sull’aiuto di nessuno. Purtroppo a disagio s’è aggiunto disagio ignorando i bisogni di noi pendolari lavoratori. Da lunedì le partenze di traghetti e battelli si intensificheranno (praticamente copriranno l’intero arco della giornata dalle prime ore del mattino fino alla mezzanotte per entrambe le tratte ndr.) ma solo perché riaprono le scuole. Devo ancora decidere cosa fare, se utilizzare il traghetto e quindi la macchina, oppure il battello. Magari facendomi prestare l’auto da mio padre per muovermi in zona».Una situazione davvero ai limiti della sopportazione, comune a tantissimi altri “dannati” del lago. Che non hanno paura a nascondere i propri timori. «I problemi non svaniranno con la riapertura della Gardesana – conclude di raccontare il bancario – ma solo quando sarà garantita l’incolumità di chi la percorre. Fino ad allora, percorrerla mi metterà i brividi».
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La storia «esemplare» di un bancario separato dalla famiglia per poter lavorare
Tornano i traghetti, ma i pendolari non ridono
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