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Toscolano, musica e arte in onore di S. Ercolano

A Toscolano Maderno è iniziata la settimana che, attraverso una serie di appuntamenti religiosi e laici porterà ai festeggiamenti in onore di Sant’Ercolano, il patrono della Riviera bresciana del lago. «Stasera, come tutti i giovedì, nell’ex campo ippico, ci sarà il ballo liscio, con l’orchestra di Fabio Armani – spiega l’assessore al turismo, Fabio Cauzzi-. Domani la serata jazz con Romano Mussolini. Sabato il Festival del Garda, presentato da Gloria Bellicchi, miss Italia ’98, col cabarettista Lucio Gardin, il balletto Blue Sisters, The Gamblers, l’elezione della miss e, ovviamente, le canzoni. Domenica 11 agosto il concerto “Melodie sotto le stelle”, con tre tenori russi. Alle ore 23 il grande spettacolo pirotecnico. Intanto, a Cecina, tutte le sere si svolge la Sagra dell’arte». Per i fuochi artificiali la Navigarda ha allestito due motonavi: Tonale (partenza da Desenzano alle 20.35, attracchi a Moniga ore 21, Portese 21.45, Salò 22.05, Gardone Riviera 22.30, sosta nel golfo di Maderno dalle 22.45 alle 23.30, quindi il rientro), e Mincio (imbarcherà i passeggeri a Maderno tra le 22 e le 22.30). Un’occasione per evitare gli ingorghi della strada statale 45 bis e gustare da vicino brividi, luci & colori. Le due motonavi sono in grado di trasportare (complessivamente) un migliaio di persone. Erculiano, di origini teutoniche, fu abate in un monastero di Brescia. Venne eletto vescovo dopo Cipriano, nel 552, sotto l’imperatore Giustiniano. La leggenda racconta che, per le virtù e i prodigi, fosse in gran fama di santità. Dopo vent’anni, stanco e invecchiato, forse anche perseguitato dai Goti ariani, decise di ritirarsi a Campione, sul lago di Garda, per condurre una vita da eremita. «Assieme a un compagno fedele – racconta Benedetto Lenotti -. Si cibava di erbe e radici, suscitando ammirazione e venerazione per le dure rinunce, la bontà, il fervore della preghiera. I fedeli andavano da lui in pellegrinaggio. Una mattina lo trovarono morto, steso sul povero giaciglio, fatto di erbe e foglie secche. Tra gli abitanti dei paesi vicini sorse una contesa: ognuno voleva la salma. Alla fine raggiunsero un accordo. Depositarono Erculiano in una barca e lo abbandonarono, affinchè Dio lo guidasse. Il giorno dopo i madernesi la videro arenata sulla spiaggia del loro golfo. Levarono il corpo e lo collocarono in Sant’Andrea, in una tomba di pietra». Nell’agosto 1580, per ordine e alla presenza del cardinale Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, le reliquie vennero tolte dalla cripta, e portate in processione da quattromila persone. Molti secoli dopo, ottobre 1825, furono trasportate nella nuova chiesa parrocchiale, e sistemate in un’urna sopra l’altare a lui dedicato. Erculiano, poi diventato Sant’Ercolano, è considerato il patrono della Riviera bresciana. Una pala rinascimentale di Paolo Caliari, detto il Veronese, lo ritrae in preghiera tra le rocce di Campione. «Nella notte del 24 marzo 1972 il quadro venne rubato -ricorda Andreino Rossi, lo storico locale-. Fortunatamente fu ritrovato qualche giorno dopo, a Pergine Valsugana». Recentemente Gian Pietro Brogiolo, archeologo e docente dell’Università di Padova, ha sostenuto la tesi che Erculiano sia scappato da Brescia-città per evitare la guerra, e non perchè veramente convinto di diventare un eremita. Nel 568-569 i Longobardi si impadronirono di Sirmione e del Basso lago, che assicuravano il controllo della strada da padana, e della direttrice lungo la Val d’Adige. Il medio e l’alto Garda rimasero bizantini, al pari della Val di Non e delle Giudicarie, che assicuravano un percorso alternativo. «Erculiano – afferma il Brogiolo – seguì l’esempio del vescovo di Milano, andato a Genova, quello di Aquileia, scappato a Grado, e il suo collega di Padova, spostatosi nella laguna di Venezia. Anziché collaborare coi conquistatori, preferirono restare sotto Bisanzio». A Campione esiste ancora la grotta di Sant’Ercolano: 30 metri sopra il lago. La costruzione della statale 45 bis negli anni Trenta ha modificato il tratto intermedio della parete, che aveva forse un andamento più digradante, dove potevano essere ospitate strutture lignee. Nella roccia sono rimasti dei piccoli tagli, probabili appoggi di travi orizzontali. Quasi certamente l’accesso era meno arduo dell’attuale, che presenta un passaggio di sesto grado.

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