La Rocca di Manerba è indubbiamente un gioiello di grande valore, unico per la bellezza naturalistica e per gli importanti contenuti storici che conserva. Un gioiello da tutelare e da valorizzare con atti concreti, che facciano seguito alla già attuata musealizzazione dei reperti archeologici presenti. E qualcosa di concreto lo si è visto venerdì sera nel Centro sociale di Manerba, nel quale è stato presentato l’accordo di programma tra Regione, Provincia e Comune proprio per la valorizzazione del sito. La delibera regionale è già stata adottata, manca solo la firma per l’ufficialità, e il documento verrà sottoscritto dalle parti tra una quindicina di giorni. I contenuti? Notevoli: l’accordo prevede che la Regione stanzi un milione di euro in due anni per finanziare interventi di sistemazione della collina che si affaccia sul lago. E durante la presentazione, l’assessore alla Qualità dell’ambiente, Franco Nicoli Cristiani, ha sottolineato la volontà di coinvolgere anche gli assessorati regionali alla Cultura e al Turismo, «perchè la Rocca è nelle prime posizioni a proposito di richiamo turistico». Qualcosa, anzi molto, è già stato fatto da queste parti. Nel ’96, lo ricordiamo, ci sono stati i primi interventi di recupero del sito grazie allo stanziamento di un contributo a fondo perduto da parte della Regione, mentre il Comune si era fatto carico delle spese per gli scavi archeologici. Nel 2000 si è iniziato a discutere di un progetto più ampio con l’architetto Aldo Maifreni e col tecnico Marco Bazzoli, e nel 2002 è arrivato il riconoscimento (che comporta altri stanziamenti) del Parco locale di interesse sovracomunale, con il passaggio di competenza gestionale dal Comune alla Provincia. Sui 50 mila metri quadri della sommità della collina, che sono di proprietà comunale, sono stati effettuati scavi archeologici che hanno riportato alla luce i resti di una fortezza dell’XI secolo. Il castello era stato distrutto nel 1573 per volere del provveditore di Venezia, perchè era divenuto un covo di briganti. Negli anni ’50 e ’70 del secolo scorso c’erano stati scavi sporadici, e solo dagli anni ’90 la ricerca archeologica è stata sistematica. Altri interventi realizzati negli anni scorsi avevano permesso di riportare alla luce i resti della chiesa di San Nicolò, che nei secoli erano stati inghiottiti dal bosco, e la realizzazione di una passerella panoramica a ridosso della seconda cinta muraria. Sempre venerdì sera, la presidente della commissione per il Parco, Marta Mattiotti, ha sottolineato l’importanza di «valorizzare la Rocca per valorizzare Manerba» prima di descrivere i tre piani che verranno attuati con il contributo del Pirellone. Il primo prevede la valorizzazione della parte sommitale della Rocca, ovvero il rivestimento della strada d’accesso in pietra naturale e l’allungamento della stessa oltre l’attuale parcheggio, fino a toccare la la villa acquistata dall’amministrazione comunale che sarà adibita a Centro visite (con museo annesso) e che diventerà la nuova entrata del Parco. Tutto il percorso sarà illuminato, così come le mura e i resti della fortezza. Il progetto di ristrutturazione della villa è stato realizzato dall’architetto Aldo Maifreni, e questa sarà una «ristrutturazione radicale – spiega l’estensore – per la parte di volume esistente a causa del cambio d’uso. Si è deciso un ampliamento col raddoppio della volumetria per far fronte alle esigenze della Sovrintendenza archeologica, che aveva bisogno di una zona per l’esposizione ma anche di spazi per magazzini e laboratori, e a quelle del Comune, che voleva un Centro visite. L’area per i visitatori sarà caratterizzata da una grande sala centrale a doppia altezza, nella quale saranno esposti plastici e materiali riguardanti ovviamente il territorio del Parco». Il terzo piano è relativo alla ricostruzione del sentiero che percorre il perimetro della terza cinta muraria e che risale fino al castello, attualmente non percorribile perchè completamente invaso dalla vegetazione. Queste saranno insomma le prime operazioni; il primo passo verso un parco che servirà anche a valorizzare i contenuti naturalistici (botanici e faunistici) dell’area. C’è infatti l’intenzione di realizzare anche un percorso principale lungo 4.5 chilometri che permetta la visita di tutto il Plis, e di altri percorsi specifici per tema o finalità (passeggiata in bici, cavallo ecc.). Insomma, un modo per far conoscere, per esempio, anche la bellezza delle numerose varietà di orchidee che crescono attorno alla Rocca e la fauna, potenzialmente ricca, della zona. Dei 9 ettari del futuro Parco, solo i 5 della parte sommitale sono di proprietà comunale, il resto è privato, e secondo il sindaco Isidoro Bertini «c’è la necessità che i proprietari privati si uniscano a noi nella realizzazione di un progetto unitario».
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Presentati i contenuti dell’accordo di programma con la Regione per valorizzare l’area. Strada d’accesso, sentieri e Centro visite per rilanciare il sito