Di progetti che ridisegnano il territorio son pieni i cassetti, ma quello che annuncia una grande centrale idroelettrica scavata nel cuore del massiccio dell’Altissimo – in territorio trentino – è partito con presupposti serissimi e coinvolgimenti del massimo livello. Un miliardo di euro l’investimento prospettato, 2 anni di tempo per ottenere le autorizzazioni e 4 per realizzare l’opera: queste le coordinate primarie di un’avventura che ha preso le mosse con la domanda di concessione alla Provincia. Quest’ultima da un lato vaglierà il progetto sul piano tecnico, dall’altra si accinge a far parte della cordata: sono in corso infatti trattative con Dolomiti Energia (società elettrica della Pat) da parte del soggetto privato promotore, la Progetto Altissimo srl. Il progettista, ingegner Franco Garzon di Trento, spiega che ci si è mossi a partire dalla massima attenzione alla questione dell’impatto ambientale. E così ci spiega il grande piano.Le gallerie in quota. L’acqua verrà pompata fino a 1600 metri d’altezza. Qui, sempre dentro la montagna, verranno scavate in orizzontale due gallerie parallele a spirale, del diametro di 11 metri e lunghe 8 chilometri ciascuna. Questo grande anello, che passerà sotto la cima dell’Altissimo e sotto il rifugio Damiano Chiesa, costituirà l’enorme serbatoio di accumulodell’acqua pompata dal lago: sarà rivestito in calcestruzzo armato con acciaio, non rilascerà nessuna sostanza nell’acqua e resisterà per secoli anche in caso di terremoti o grandi esplosioni. Il materiale estratto. Non comporterà infinite colonne di camion, perchè un’ulteriore galleria in roccia consentirà di depositare i detriti direttamente nell’ex cava della Mala sopra Nago, di cui si prevede il completo risanamento e rinverdimento. Solo per il primo anno di lavori si mette nel conto anche il via vai di non più d’un camion all’ora. L’accesso sul lago. Una tubazione preleverà l’acqua poco sotto la superficie del lago, in un punto poco a sud di Tempesta e a breve distanza dal confine regionale. Un canale di scarico/aspirazione la porterà alle opere interne. Di lì insomma l’acqua – prelevata di notte poco sotto la superficie del bacino lacustre – tornerà all’origine di giorno. Una seconda bocca darà sulla strada della Gardesana Orientale sotto Tempesta: un portale di 10 metri per 8 per far accedere personale e mezzi all’impianto. I lavori di costruzione della centrale non saranno percettibili all’esterno, questa almeno è l’assicurazione del progettista: si procederà con frese ad alimentazione elettrica e senza esplosioni, e del resto anche pompe e turbine – a regime – saranno celate centinaia di metri dentro la roccia e lavoreranno senza farsi sentire. Lo sfogo a monte. Il progetto prevede un’apertura di 6×2 metri nella pregiata val Paròl, sito di interesse comunitario. La bocca – terminale di un’apposita galleria di areazione che si staccherà dalle condotte e dalle gallerie-serbatoio – sarà mascherata con un boschetto di abeti grande quanto un campo da tennis: lo sfiato darà aria all’impianto di giorno e riceverà un «soffio» (non poderoso) nelle ore notturne. Si effettuerà la costruzione sempre come le talpe (da dentro la montagna) e lontano dal periodo di riproduzione degli uccelli tetraonidi; la zona non sarà interessata da movimento di mezzi o macchinari. Le falde idriche. Ne sono state rilevate 8, di portata limitata, che dovranno essere tagliate. L’acqua verrà captata in roccia e con dei microtunnel restituita nel Garda o – dove e per quanto possibile – direttamente alle sorgenti, garantendo loro una portata uniforme. Si prevede di dare acqua gratuitamente al rifugio Chiesa e alle malghe in quota. L’ingegner Garzon non ci ha nascosto che il problema delle sorgenti è considerato tra gli aspetti più delicati dell’intera operazione: «Ma possiamo serenamente affermare – queste le parole del progettista – che l’influsso sugli equilibri ambientali sarà davvero limitato». L’impatto sul lago. L’acqua prelevata tornerà al Garda con temperatura alterata nell’ordine di mezzo grado in più d’inverno e un terzo di grado in meno d’estate, senza influssi – dice la Sws Engeneering – sull’equilibrio complessivo del lago. E con un abbassamento dei livelli al massimo di 4 millimetri, praticamente impercettibile. Dovrà essere proibito l’accesso ai natanti e alle persone nel raggio di 200 metri dall’imbocco subacqueo. Non ci saranno conseguenze apprezzabili per la vita dei pesci. I vantaggi del sistema. La redditività della centrale deriverà dal fatto che essendo del tipo a serbatoio, sarà in grado – a differenza delle centrali elettrica ad acqua fluente – di dare energia elettrica al sistema nazionale quando più ce n’è bisogno, ossia nelle ore diurne di massimo fabbisogno e prelievo. Questo ruolo oggi in Italia è per lo più svolto da centrali termoelettriche o a turbogas, che inquinano molto di più e hanno un saldo peggiore tra energia consumata ed energia prodotta. L’impianto torbolano richiederà 8.060 Mwh per completare l’invaso d’acqua a monte, utilizzando energia elettrica prodotta altrove da centrali termoelettriche, per un consumo di circa 1326 tonnellate equivalenti di petrolio. I conti tornano anche sul piano ecologico e di rispetto del protocollo di Kyoto, perchè la centrale torbolana sarà poi in grado di produrre 5.792 Mwh di energia pulita con lo svaso completo dell’acqua (in 4 ore). Ebbene, per produrre questa quantità di energia elettrica in ore di punta, utilizzando come oggi le centrali termoelettriche, si consumano 630 tonnellate di petrolio in più ogni giorno. L’elettrodotto cancellato. L’energia prodotta sarà immessa in rete attraverso il potenziamento dell’elettrodotto a doppia terna di 220.000 volt, che già passa sopra Nago. Per contro, saranno smontati per sempre i 70 chilometri della seconda linea attualmente esistente (e relativi tralicci).
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Si prenderà l’acqua del lago sotto Tempesta e la si accumulerà in due gallerie. Lo studio dell’ingegner Garzon prevede uno sfiato in val Paròl I detriti riempiranno la Mala