Adele Calegari e Jenne Cavazzoni, pittrici, hanno legato al lago e a Garda in particolare buona parte della loro esperienza artistica. La prima è scomparsa nel 1950, l’altra nel 1996. Ora la cittadina rivierasca rende loro omaggio con una mostra che si apre oggi alle ore 15 presso il palazzo dei congressi. La rassegna resterà poi aperta dal 27 al 31 dicembre, con orario dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 18. «Non è stato certo facile per le donne del primo Novecento italiano» ,dice il vicesindaco Fabio Gaggia, curatore della mostra , «introdursi nel mondo dell’arte. Ma in un ambiente colto e lungimirante, come quello di Milano, Adele e Jenne hanno avuto modo di farsi valere e di studiare, fatto abbastanza raro per quei tempi, all’accademia di Brera. Pur appartenendo a due generazioni diverse (quasi venticinque anni di differenza), hanno dimostrato le stesse sensibilità. La loro creatività ebbe momenti di gloria durante il Ventennio. La seconda guerra mondiale fu per entrambe tragica, ma l’una e l’altra, dopo aver girovagato per varie località turistiche, trovarono proprio a Garda l’ambiente ideale dove trascorrere gli ultimi anni della loro vita, lasciando, or qua or là, non solo le loro opere pittoriche e scultoree, ma anche una eredità di affetti. Nei loro quadri traspare molto spesso un incondizionato amore per Garda». Adele Calegari è nata a Milano nel 1884. Ha sempre amato definirsi meneghina. Fece parte della società milanese delle Belle Arti. Fin dai primi momenti amava riprodurre paesaggi montani, ambienti marini e lacustri, nature morte e fiori, in gran parte elaborati durante i frequenti viaggi. Numerose sue opere sono oggi di proprietà della biblioteca comunale di Garda. «Possiamo affermare», osserva Gaggia ,« che Adele usò il pennello per comporre un documentato diario di viaggio: il viaggio della sua vita». Ecco quindi comparire sulle sue tavole ora la Liguria, ora Chioggia, ora le Alpi, ora Praga (prima dell’occupazione nazista), e infine, in modo quasi ossessivo, Garda, molto spesso ricoperta di una ovattata coltre di neve. Innamorata del borgo di pescatori, non ebbe mai il conforto della critica ufficiale. Ma molti gardesani la ricordano ancor oggi come una vera pittrice. Jenne Cavazzoni è nata a Venezia nel 1908. La famiglia si era momentaneamente trasferita in laguna: il padre era incaricato di restaurare alcuni edifici storici di Piazza San Marco, dopo il crollo del mitico campanile. Cresciuta culturalmente a Milano, dopo aver vinto borse di studio e premi per giovani artisti (siamo alla fine degli anni Venti), entrò definitivamente nella vita artistica. Fu innanzitutto scultrice: sapeva modellare l’argilla con grande maestria. La seconda guerra mondiale rovinò il suo studio: molte opere sono andate distrutte. Poi la pittura prese il sopravvento e con i colori seppe esprimere un ricco mondo interiore fatto di sensazioni ed emozioni cogliendo il lato ora poetico ora drammatico della vita. In molte sue opere, a partire dagli anni Settanta, si può cogliere tutto il suo affetto per Garda e per il suo paesaggio, per gli infiniti legami che seppe coltivare negli anni della sua permanenza in riva al lago.
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Oggi al palazzo dei congressi si apre la mostra di Adele Calegari e Jenne Cavazzoni
Un omaggio a due pittrici
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