domenica, Dicembre 22, 2024
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Il tentativo di ripopolamento avviato grazie all’impegno di Provincia, Comune e pescatori

Una «culla» per le aolepesce sempre più raro

Torneranno le «aole» nel Garda? La sfida si decide in queste settimane: tutto dipende dal progetto sperimentale di ripopolamento avviato nelle acque di Limone, dove è stata creata una sorta di «sala parto» per le alborelle, prelevando dal lago di Como le uova di pesce fecondate, lasciate poi dischiudere nel Benaco in un apposito «ambiente protetto». Perchè dal lago di Como? Perchè sul Garda le «aole», un tempo pesce simbolo del lago e base della dieta popolare gardesana, sono scomparse drasticamente una decina di anni fa, con una diminuzione dello stock stimata attorno al 95% in due sole stagioni.IL PROTOCOLLO per il progetto sperimentale di ripopolamento era stato approvato nel marzo scorso da Provincia di Brescia, Comune di Limone, Associazione pescatori sportivi di Limone e Sezione provinciale della Federazione italiana pesca sportiva (la Fipsas). L’accordo riguardava in particolare l’alborella, specie ritenuta di grande rilevanza per la gestione dell’equilibrio biologico lacustre oltre che di grande interesse per i pescatori.Nelle scorse settimane, nelle acque del lago, in zona Sé, uno dei luoghi tradizionali di «frega» delle alborelle, poco più a nord del centro storico di Limone, sono stati preparati idonei allestimenti per le uova, trasportate in loco dagli operatori della Provincia. Il progetto è stato realizzato con la predisposizione del recinto di schiusa (100 metri quadri di superficie) e continuerà per alcune settimane con controlli, monitoraggi e pulizia e, infine, con la liberazione delle alborelle.Il Comune e il Gruppo pescatori sportivi stanno collaborando alla sperimentazione, mettendo a disposizione l’area, il materiale e l’esperienza pratica. L’iniziativa avrà la durata di otto mesi.Roberto Palazzo, dirigente regionale della Fipsas, spiega: «In pratica sul lago di Como, in periodo di frega, sono state messe in acqua delle cassette piene di ghiaia pulita che sono state immediatamente raggiunte dalle alborelle per deporvi le uova. Quindi le cassette sono state caricate sui camion e conddotte sul lago di Garda, dove si sono schiuse. Speriamo che l’esperimento funzioni».SUL PERCHÈ fossero scomparse le aole, tante ipotesi sono state avanzate: «Uccelli acquatici, un’epidemia di fungosi, rarefazione dei fondali di ghiaia pulita, i livelli ballerini del lago d’estate, con il lago che si abbassa e lascia le uova in secca. Tutte idee plausibili, ma nessuna effettivamente dimostrata. Ma io – dice Palazzo – parlerei anche di un eccesso di coregoni che sono antagonisti delle aole perchè mangiano lo stesso cibo. Sto anche verificando che il coregone stesso, molto aumentato di numero, fatica a trovare il plancton di cui si nutre: li ho visti grufolare sul fondo come le tinche, da marzo a giugno, in branchetti di dieci esemplari affiancati non oltre i 7-15 metri di profondità nel basso lago. Ma queste sono mie osservazioni, senza pretese scientifiche». Fatto sta che la scomparsa c’è stata, al di là di sporadici avvistamenti che alimentano speranze, probabilmente vane, di un ritorno agli antichi equilibri senza interventi dell’uomo. Nel 2004, dati della Consulta provinciale per la pesca, nel Garda sono stati pescati poco meno di 71 quintali.Tanti o pochi? Fate voi: nel 1896, quando si pescava con barche a remi e reti di lino, il pescato annuo raggiungeva i 1.849 quintali. Da 1849 a 71 in cento anni. Ma era un altro lago, il lago come non è più.

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