A grandi linee il ruolo e la funzione che la Dogana Veneta assumerà nel prossimo futuro. La «Grande Fabbrica», un tempo simbolo dell’economia lacisiense, con il nuovo ambizioso progetto punta a rinverdire quella fama, seppure sotto aspetti diversi, che ha accompagnato la struttura per diversi secoli: diventare centro di riferimento per l’intera zona del basso lago per manifestazioni e spettacoli, nonché iniziative turistiche e culturali. Per l’edificio trecentesco un ritorno quindi ai fasti di un tempo, a quella centralità economica assunta come arsenale sotto gli Scaligeri; ad arsenale, tezone e infine dogana al tempo della Serenissima Repubblica veneta. Compito successivamente venuto meno con l’avvento delle ferrovia e di strade più sicure tanto che Lazise perse il ruolo di «chiave del lago» per il traffico commerciale e la Dogana ridotta a deposito di legna e carbone. A far rivivere la Grande Fabbrica furono inutili i tentativi di adibirla a stabilimento per la filatura del cotone subito dopo la grande guerra. Nemmeno una volta diventata «una delle più belle case del “Fascio di tutta la provincia”», alla fine degli anni Trenta, riuscì a decollare. Un oblio prolungatosi fino ai giorni nostri, a parte la breve parentesi di vitalità riscontrata alla fine dei lavori di restauro ultimati all’inizio degli anni Settanta.