Tratteggiando il bilancio della campagna di scavo 2000, al termine della serata dedicata allo studio della vegetazione di duemila anni fa nella zona di San Martino (un interessante lavoro svolto egregiamente dagli esperti del Museo civico di Como), Silvano Zamboni dell’Ufficio beni archeologici di Trento ha esordito richiamando il compito di questi scavi che, all’interno di un’area piuttosto grande, devono selezionare le sezioni e procedere necessariamente per gradi.«Nessuna grande novità è emersa quest’anno, in quanto si è preferito sistemare alcuni scavi già iniziati e portarne a termine altri, in particolare nei pressi della antica chiesa e a metà strada verso il santuario imperiale, dove è emersa una nuova interessante fondazione», ha dichiarato Zamboni, illustrando la suggestiva ipotesi che l’area di San Martino servisse all’inizio dei tempi da arroccamento in caso di invasioni barbariche per le popolazioni retiche valligiane, che in tempo di pace potevano tornare in pianura o nei paesi.Unico reperto datato 2000 di grande interesse, sono le quaranta monete di varie età romane, dai primi secoli al tardo-impero, che sono venute alla luce in un unico sito: da qui è sorta la domanda, alla quale si cercherà di dare una risposta nel proseguio delle ricerche, se questo punto fosse un luogo culturale oppure una specie di banca. Sulla prosecuzione degli scavi a San Matin, come abbiamo già scritto, ha dato assicurazioni l’assessore provinciale alle attività culturali Claudio Molinari, che era tra gli ospiti della serata organizzata dal comitato di valorizzazione.
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Suggestiva ipotesi sull'origine di San Martino