Un sequel di «Don Camillo e Peppone» va in scena a Padenghe. A dividere i due contendenti, il sindaco Gian Carlo Allegri e il parroco don Bruno Negretto, è una strada vicinale alla pieve di Sant’Emiliano, sito di grande valore artistico, che il sacerdote ha fatto chiudere con una sbarra, interrompendo anche una pista ciclabile realizzata dalla Provincia. La costruzione della pieve di Sant’Emiliano risale all’XI secolo, la sua prima menzione documentaria è dell’anno 1145.Il sindaco Allegri non è comunista come Peppone. Ma gli ingredienti della fortunata serie di film con Fernandel e Gino Cervi ci sono comunque. L’altro giorno, a firma del segretario comunale, è stata notificata al parroco un’ordinanza, per lo sgombero immediato della strada. Il sindaco ordina la rimozione «delle sbarre posizionate senza le prescritte autorizzazioni, al fine di garantire il pubblico transito su una strada che da tempo immemore è utilizzata dalla collettività e che pone in comunicazione due pubbliche vie». La vicenda rischia di aprire uno scontro senza precedenti tra municipio e parrocchia, anche perché il parroco don Bruno è uomo deciso e ostinato, capace di andare fino in fondo se ritiene di avere le sue buone ragioni. E le buone ragioni di don Bruno, stando alla sua versione, consistono nel fatto che non sarebbe stato informato sul passaggio della pista ciclabile, e non avrebbe avuto la planimetria dettagliata di un percorso anomalo in via Sant’Emiliano. Inoltre il parroco rivendica la proprietà della zona e della strada vicinale, e mette in discussione la realizzazione di una pista ciclabile nei pressi di una Pieve, bisognosa semmai di essere tutelata da transiti di qualsiasi tipo; e le cerimonie sul sagrato verrebbero disturbate. Infine la parrocchia sarebbe disponibile a cedere un’altra porzione di terreno, nella zona confinante alla proprietà, ipotesi che è stata rappresentata anche ad un funzionario della Provincia. C’è stato un incontro nei giorni scorsi, ma senza alcun esito. Dal canto suo il sindaco rileva che il Comune e la Regione hanno speso quasi 400 mila euro, divisi a metà, per la sistemazione della cascina e dell’intero complesso romanico. E’ stata poi sottoscritta una convenzione con la parrocchia per «l’uso pubblico di tutta l’area antistante, da adibire, concordemente, all’utilizzo della stessa cascina». «Non è pensabile chiudere una strada – aggiunge Allegri – per impedire la realizzazione della pista ciclabile, che dovrà collegare il basso lago con l’alto lago, e la visitabilità del complesso di Sant’Emiliano. Noi abbiamo approvato il progetto della Provincia, l’uso della strada in questione è pubblico da sempre e il Comune ci ha speso nel passato fior di quattrini».
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Sul passaggio da Sant’Emiliano. Un’ordinanza alla parrocchia che «blocca la pista ciclabile»