giovedì, Dicembre 26, 2024
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Incompiuta la tangenziale che doveva unire Desenzano e Sirmione alla nostra provincia. Sette chilometri di asfalto percorsi soltanto da ciclisti e famigliole. Ha 10 anni il progetto per collegare il casello di Peschiera a Rovizza

Una superstrada per il footing

Sono poco più di sette chilometri di asfalto. Da cinque anni sono percorsi soprattutto da ciclisti e da famigliole che amano il footing la domenica. Di auto nemmeno l’ombra. Eppure quei sette chilometri avrebbero dovuto fisicamente collegare Desenzano-Sirmione con Castelnuovo e la provincia veronese, secondo un progetto originario risalente al 1988 che segnava la variante alla statale 11 tra Brescia e Verona. Un’opera incompiuta, almeno per ora, perché la tangenziale si ferma alla rotonda di San Martino della Battaglia, alle porte di Sirmione. Il resto della superstrada, come si diceva, prosegue fino a Rovizza di Sirmione e li si interrompe. Come tante altre opere pubbliche di un’Italia dissennata e disorganizzata, con sperpero di denaro pubblico ma con nessun responsabile a finire sul banco degli imputati. C’è ora una notizia da prendere però con le pinze. La precisa Mauro Parolini, vicepresidente della Provincia di Brescia: «La società R.P.A. di Verona, azienda leader di ingegneria, ha presentato il progetto, il cui costo è suddiviso a metà tra Provincia di Verona e di Brescia (25.800 euro)». «Il progetto», precisa Parolini «prevede la costruzione di una bretella a Rovizza, per impedire che il tracciato l’attraversi nell’abitato e nei vigneti; la bretella si immetterà poi sulla statale poco prima di Peschiera. Successivamente, si dovrà costruire il tratto fino a Castelnuovo. La Regione Lombardia ha stanziato oltre un milione di euro per il tratto di competenza». Attualmente tutto il traffico veicolare confluisce a Colombare di Sirmione, con notevole scarico di gas inquinanti da parte dei mezzi pesanti e delle altre migliaia di auto private che circolano sulla statale. Ma se Sirmione piange, Cavalcaselle non ride. Cinque anni fa un comitato di cittadini commissionò uno studio sull’intensità del traffico lungo la martoriata statale che ne attraversa l’abitato, soprattutto dopo l’apertura della superstrada per Affi. Ne venne fuori un’impressionante sequela di risultati negativi. Una coraggiosa denuncia recepita anche dagli amministratori di allora, in cui vennero messi in risalto i pericoli dei gas di scarico, della pericolosità dei mezzi pesanti. Punte di 1.300 veicoli nelle ore più trafficate in entrambi i sensi di marcia. Anche Cavalcaselle e Castelnuovo si trovano in una situazione drammatica, senza uno sbocco. Almeno per ora. Nell’ottobre 1999 l’allora assessore ai lavori pubblici della Regione dichiarò che «la tangenziale tra Rovizza e Castelnuovo sarà costruita». Si trattava, però, di un affidamento d’incarico per la progettazione. E dopo tre anni non si è vista ancora all’opera una sola ruspa. Una strada che è attesa con ansia dalla popolazione, ormai sfinita dalle lotte e dalle denunce avviate, lacerata dalle tanti morti provocate dal traffico. Il progetto del tratto Ravizza-casello di Peschiera risale al 25 novembre 1992, cioè quasi 10 anni fa. Progetto che venne poi aggiornato al 17 dicembre 1994 per l’importo di 25 miliardi di lire, e restituito all’Anas di Venezia il 16 luglio 1998 per l’aggiornamento alle vigenti normative. Tempi biblici, insomma. A sua volta l’Anas nell’agosto del 1998 ha interessato la Regione Veneto ad assumersi l’onere di tale aggiornamento, in considerazione che la stessa regione aveva fornito all’Anas il progetto originario. Nel frattempo, come si diceva, i costi sono inevitabilmente lievitati: dagli iniziali 25 miliardi di lire si è passati agli attuali 15 milioni e 500 mila euro (30 miliardi vecchie lire). Un milione di euro all’anno in più. Il secondo stralcio di opere riguarda il tratto tra il casello di Peschiera e la rotonda di Castelnuovo (altri 18 milioni di euro). Queste opere unitamente a quella interessante Rovizza e Peschiera erano state inserite nel programma triennale 2000-2002 e regolarmente finanziate rispettivamente con 12 milioni e 20,7 milioni di euro. Senza la realizzazione di questi lavori gli abitanti di Cavalcaselle e Castelnuovo saranno costretti a respirare ancora per diversi anni i gas tossici. Sarebbe davvero interessante piazzare delle centraline per controllare la qualità dell’aria.

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