Palazzo Menghin Brezburg deve il suo nome ad un piccolo paese della Val di Non, Brez, luogo che diede i natali al barone Luigi Menghin, il quale si trasferì a Riva, acquistò il palazzo e vi morì nel 1930. Castel (Burg, in tedesco) Brez, per la precisione, amena località nonesa si legò, così, a Riva del Garda, dove il barone Luigi, Cavaliere d’onore e devoto all’ordine militare di Malta, Cavaliere di cappa e spada, cittadino onorario di Brez, patrizio tirolese e dottore in legge sposò nel 1895 la contessa Bianca Teresa Martini, figlia di Achille e Maria. Dall’unione non nacquero figli, e così alla loro morte il casato si estinse. Originariamente al piano terra entravano le carrozze degli ospiti del Barone, trovavano riparo i cavalli nella stalla, mentre nell’attigua casetta dormivano servitù e postiglioni. Sopra le numerose stanze riservate alla famiglia ed agli ospiti che il barone e consorte invitavano. C’è ancora la piccola cappella di famiglia, oggi sconsacrata, nella quale è murata la lapide che ricorda Luigi Menghin e la dinastia fino ai nonni paterni. Nel 1968 al piano terra si insedia Valerio Benini, compianto rivano scomparso due anni fa mentre rientrava da una vacanza all’estero, colpito da infarto in volo. Oggi l’attività è portata avanti dai tre figli, i quali recentemente hanno ristrutturato il locale mantenendone invariate le caratteristiche originali. Il palazzo, infatti, è sotto il vincolo dei Beni culturali. Il fantasma, se c’è, aleggia al secondo piano, nei locali adiacenti gli uffici del Comitato Manifestazioni Rivane. Tra Fiaba…e magia.(Cl.C.)TENNO. Ancor più che l’assessore provinciale Grisenti potè un non meglio identificato…amico di goliardate. Sul primo tornante che da Tenno sale verso Ville, ieri il corteo nuziale s’è imbattuto in un inaspettato cartello: «Jacqueline, perchè lo hai fatto? Ti amo ancora. Bruno». E al tornante successivo, un nuovo accorato ammonimento: «Gianmarco, perchè lo hai fatto? Ti amo ancora. Bruno».A Tenno, come in tutti i sani comunelli del Trentino, quando ci si sposa, è festa autentica e calda. E i ruoli pubblici, l’ufficialità, «l’impaccament», lasciano doverosamente il posto alla tradizione (e al gusto) di prendere amabilmente per i fondelli, con affetto, ed anche con un briciolo di rimpianto (per certe combriccole di cui si avverte il diradare…), tanto lo sposo che la sua compagna.Non ha fatto eccezione, ieri, il matrimonio tra il sindaco di Tenno – Gianmarco Marocchi, 34 anni, professionalmente geometra per l’Unione dei Comuni ledrensi – e la graziosa Jacqueline Calacoci – 30 anni, impiegata presso il Municipio di Arco – che si sono reciprocamente detti il memorabile sì nella chiesetta romanica e romantica di San Lorenzo, nel bel mezzo della borgata medievale di Tenno.Centosettanta invitati, folta rappresentanza istituzionale (il già citato Grisenti, sindaci e amministratori di quella «Margherita» che è la casa madre di Marocchi: anche se lui s’è spinto a governare con una sorta di centrodestra), il matrimonio è stato, nonostante gli inevitabili doveri legati al Palazzo, una bella festa di famiglia, di amicizia (politicamente trasversale) e di genuinità quasi campagnola.L’impronta allegra e scanzonata ha cominciato a darla il celebrante (un don Franco in vena di battute augurali che ha accolto sull’altare gli sposi accompagnati dalle mamme); è proseguita con il picchetto d’onore dei pompieri tra i muri di Frapporta e nelle scritte sulla strada verso il laghetto; è infine giunta all’apoteosi nel Club Hotel Lago di Tenno, dove la folta compagnia ha banchettato fino a tarda sera. Tra i mattatori di quest’ultima fase Gianluca Frizzi, ieri barzellettiere incontenibile e da domani, come vicesindaco, reggitore temporaneo delle sorti di Tenno, mentre gli sposi si guarderanno dolcemente negli occhi sugli orizzonti sconfinati della California: terra prescelta per il viaggio di nozze.Auguri a Marocchi e alla sua consorte di una bella vacanza e di tanta felicità.
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Casa Menghin: dal barone al Comitato della Notte di Fiaba