Passare al Trentino? Si grazie. È stato favorevole il voto dei valligiani di Magasa e Valvestino, per intraprendere il cammino che potrà portare al ritorno del loro territorio alla vicina regione, alla quale appartenevano fino al 1934, quando un decreto reale spostò la giurisdizione di quelle terre sotto la Lombardia.Il primo passo è stato, quindi, compiuto e, da ieri, Valvestino e Magasa sanno che la maggioranza dei loro abitanti ha chiesto ufficialmente il passaggio di regione. Magasa ha avuto, in termini percentuali, una maggiore convinzione: su 174 elettori hanno votato in 119 e, tra questi, i voti favorevoli sono stati 99. Da ricordare che una cinquantina di elettori risiede all’estero per cui, in sostanza, ha votato quasi l’intero paese. In Valvestino gli elettori sono 241. In 171 si sono recati alle urne e, tra questi, 126 hanno dato il loro assenso al passaggio di regione. In pratica, il quorum necessario è stato superato di sole 5 unità. Vale anche per questo comune la valutazione sugli elettori residenti all’estero, tanti pure qui. Complessivamente i no sono stati 56. Nei giorni scorsi c’era un poco di apprensione sulla possibilità di raggiungere il quorum minimo di voti favorevoli e i sostenitori del sì contavano i voti che ogni singola famiglia poteva portare. Che si trattasse di un confronto sul filo di lana appariva evidente, anche dal comportamento prudente di tutti. Alla base della richiesta di tornare in Trentino stanno almeno un paio di considerazioni fondamentali. La prima è di carattere economico. Nessuno è in grado di dare garanzie, ma la convinzione diffusa nella valle è che, comunque sia, appartenere al Trentino possa portare benefici che la Lombardia non garantisce. Quanto alla costruzione di una nuova galleria tra la valle e il paese trentino di Bondone (tunnel che aprirebbe la possibilità di recarsi in una decina di minuti nelle Giudicarie trentine) un membro della giunta della Provincia autonoma lo ha assicurato nel corso di un incontro con la popolazione della valle avvenuto una settimana prima del referendum. Troppo poco, sostiene chi non è convinto del passaggio: con Brescia apparteniamo al Parco dell’Alto Garda, qui lavora l’Ersaf e negli ultimi anni la strada è stata in gran parte migliorata. Da una parte si sottolineano i progressi e dall’altra gli sprechi.Ora, però, tutti questi discorsi fanno parte del passato e di fronte si apre uno spiraglio storico che dovrà passare attraverso il pronunciamento delle due regioni e, soprattutto, della decisione che verrà presa a Roma. I due comuni bresciani vanno ad aggiungersi a quello vicentino di Pedemonte, che ha votato alcune settimane orsono. Anche in quella località si era imposto il voto favorevole, seppure di una decina di unità. Nel frattempo c’è chi riapre i libri di storia e torna al 1934. Ma c’è anche chi si sposta ancora più indietro quando, prima della Prima Guerra Mondiale, l’Austria Ungheria considerava fondamentale, per fare uscire la Valvestino dall’isolamento, la costruzione di una galleria che la collegasse alle Giudicarie.
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Con 225 voti favorevoli su 415 elettori, i due comuni dell’alto Garda ottengono il quorum: è un primo passo per dire addio alla Lombardia