Il 16 novembre scorso al Casinò municipale di Arco è stato presentato “Arco nel romanzo non scritto di Vasco Pratolini” (Ed. Museo Alto Garda, in collaborazione con Il Sommolago e Grafica5, 2013).
La malattia al Villa delle Rose e al sanatorio Bellaria. Una vicenda puntualmente ricostruita da Marta Marri Tonelli seguendo le fasi di un percorso letterario che trova la sua importante maturazione proprio nella “città dei sanatori”. È qui che il giovane scrittore toscano approda nel maggio del 1935, con un viaggio che lo separa dall’infanzia e dalle vagabonde notti giovanili.
“Il treno avanza sul bordo della strada come una tranvia periferica… La locomotiva è di quelle antiche, piccola, a vapore col comignolo panciuto”, scrive Pratolini. Poi la discesa e la vista del Garda scambiato per mare. La nebbia e la pioggia che sembrano evocare l’autunno, gli auguri della ragazza, ritrosa e fortuita compagna di viaggio, anch’essa malata, sono i prodromi di un anno romito.
Nell’isola chiusa del sanatorio l’uomo fa i conti con se stesso, inizia a guardare all’esterno con occhi nuovi, per passare dall’”io al noi”, dall’esperienza personale a quella collettiva. Pratolini sente che ad Arco è iniziato il suo percorso di uomo e di scrittore (dall’introduzione al libro, a cura dello storico Mauro Grazioli, Il Sommolago).