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«Se supero l’intervento vado a Roma a piedi». Un voto fatto dal letto dell’ospedale e assolto nell’anno del Giubileo

Vince la malattia e va a piedi a Roma

«Se supero l’intervento vado a Roma a piedi». Un voto fatto dal letto dell’ospedale e assolto nell’anno del Giubileo. Lo scorso anno Sergio Vellini, artista del pennello e della ceramica con atelier in borgo Garibaldi, a sessantanni viene ricoverato per gravi disturbi alla prostata. A un primo intervento ne segue un secondo con l’asportazione di due tumori maligni. «Operazione riuscita », fa presente Vellini ,« grazie alla perizia e alla professionalità del prof. Luigi Comunale e della sua equipe di urologia di borgo Trento». Una volta superato il lungo periodo delle radioterapie intensive e rimesso nel fisico, Vellini non dimentica la promessa. Zaino in spalla, da solo, si mette in marcia sulla traccia della via «Francigena» o «Cammino del Pellegrino», riscoperto dall’associazione Giovane Montagna di Verona. Da Mantova a Modena, a Pavullo del Frignano per poi attraversare il parco dell’Alto Appennino modenese sulla strada da Fanano a Pistoia. «Molte le testimonianze della gente che ho incontrato », ammette il pellegrino moderno ,« che mi hanno affidato preghiere, oggetti, immagini sacre da portare a Roma. Attraverso un’Italia magnifica , dimenticata dal traffico, ma viva, colma di premure e generosa». Un viaggio che Vellini prosegue per Vinci, Empoli, Certaldo, Monteriggioni, Siena, Buonconvento, Montalcino, San Quirico d’Oroia, Vignoli Bagni, Terra Radicofani, sempre da solo. «Una solitudine provata che ti matura molto, avvicina, ogni chilometro fatto, sempre più all’incontro intimo con Dio. Ti pone in discussione continua, ti aiuta a capire e confrontarti con le diversità. Nello stesso tempo diventa arricchimento spirituale dato che l’uomo ha per vocazione ancestrale il camminare, lo scoprire, il viaggiare». Un pellegrino che dosa le forze, visto che è partito in non ancora perfette condizioni fisiche in quanto provato dalle terapie: che si mantiene in contatto quotidiano, consigliandosi, con l’ambulatorio del Day Hospital di borgo Trento e con il proprio medico personale il dott. Benati di Bardolino, ai quali invia infiniti ringraziamenti. Un pellegrino del nostro tempo che dorme quasi sempre in alberghi, si sostiene con prodotti energetici e che si serve delle Poste italiane per alleggerire il proprio zaino mandando a casa tutto ciò che nel viaggio diventa di peso: il sacco a pelo e le scarpe pesanti una volta servite per superare i 2000 metri di quota e le zone innevate degli Appennini; gli indumenti pesanti e la biancheria usata. Finalmente, dopo 15 giorni una volta superata Bolsena, Montefiascone, Viterbo, lago di Vico, Monti Cimini, Sutri e il lago di Bracciano, la capitale, con la sorpresa una volta arrivato in S. Pietro di essere fermato e controllato. «La paura di attentati è forte, per questo ti vuotano lo zaino». Viaggio che Vellini tornerà a ripercorrere il prossimo anno possibilmente in compagnia. «Per poter continuare a dare con questa mia testimonianza un po’ di fiducia a quanti stanno soffrendo e lottando contro il male; da combattere anche con il coraggio e la volontà e con l’aiuto del cielo».

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