Di lei mi sono innamorato tanti anni fa, profondamente come avviene per gli amori giovanili. A differenza di questi, però, è continuato negli anni, un legame indissolubile. Ci siamo tenuti per mano e siamo andati assieme per mezzo secolo. Oggi che siamo alla Centomiglia numero cinquanta non mi resta che guardarmi indietro, rivedere tanti episodi, volti di amici che ancora reggendo il tempo le sono rimasti legati, volti ancora di amici che non ci sono più e di altri che se sono andati perché credevano di avere da lei un qualche cosa che invece non hanno avuto.Personalmente ho la presunzione di averle dato. Non molto ne poco, semplicemente, anche se con altri, di avere contribuito ad affermarla.La cinquantesima edizione della Centomiglia si lascia alle spalle mezzo secolo di una storia per molti versi incredibile per essere stata di anno in anno diversa, mai uguale a sé stessa, per avere accompagnato la storia della vela italiana e, per un certo verso, di averla scritta anche innovandola.Quella di Giacomo Garioni e dei suoi amici ai quali li accomunava una uguale passione fu un idea, ma un’ idea coraggiosa e subito vincente. Avevano a disposizione il Garda e quindi l’avventura del navigarlo in condizioni che, nella stessa giornata, non erano mai uguali e potevano determinare qualunque risultato anche quelli che nascevano da notti di navigazione «chiacchierate» che, al mattino, offrivano, sul campo di regata, situazioni giudicate impossibili. Cosa avvenisse di notte nella Centomiglia se lo sono chiesti in tanti senza mai darsi una risposta credibile.Nei suoi primi anni la Centomiglia è stata fatta da barche antiche e gloriose ed è stata fatta soprattutto dai tedeschi e dagli austriaci che avevano subito percepito cosa potesse significare ima regata sul Garda e a tutto lago. Una vicenda che è andata avanti nei suoi primi venti anni anche con qualche momento di stanca, con qualche modifica di regolamento subito rientrata, con un gioco di alternanza nelle partenze dal giorno alle ore della notte, verso nord o verso sud.Barche a dislocamento quelle protagoniste, la ‘nascita negli anni 70 di una Libera più moderna, la ricerca da parte di progettisti nostrani di barche che potessero prevalere su tutti. Negli anni 70 Buizza e Nocivelli offrirono al Garda e alla Centomiglia Cassiopea. Con la Centomiglia il Garda offriva a sé stesso progetti, vele, timonieri ed equipaggi. Cresceva la Libera, il Garda imponeva la classe C e poi, scomparsa quest’ultima, i gruppi metrici, discussi ma semplici da gestire.All’inizio degli anni 80 la Libera, in funzione della Centomiglia, evolve in maniera ultra moderna. Quell’idea che Luciano Lievi aveva affidato al neozelandese Bruce Fan” venne da quest’ultimo interpretata come nessuno avrebbe pensato mai. Nacquero barche dominatrici capaci di mettere le barche a dislocamento ad anni luce di distanza. E fu la Centomiglia che è ancora oggi, velocissima, autentica epopea delle barche volanti che come ha insegnato Andrea Damiani possono essere e sono officine permanenti per essere adeguate ai tempi ed agli avversari. Nel frattempo grazie alla Centomiglia erano nati, intorno alla regata del Circolo Vela Gargnano, cantieri, velerie, piccole aziende artigiane espertissime nella realizzazione di attrezzature speciali. Era nata anche una voglia di vela che diede il via, con i progetti di Santarelli ed ora anche di Felci e di Badinelli e Galloni, ai monotipi. Grandi protagonisti questi ultimi fino ad una Cento da tregenda nella quale la Libera si arrese alla furia degli elementi e agli Asso 99, il progetto migliore di Ettore Santarelli, un monotipo che si è sviluppato da noi, ma anche sui laghi della Mittel Europa.Poi la Libera si riprese e in questa 50° edizione si annuncia più protagonista che mai soprattutto sul versante straniero con quella nuova barca che GianCarlo Patticeli ha costruito per Entner. Si è assottigliata invece la flotta italiana della Libera. Tedeschi, austriaci e ungheresi hanno comprato tutto. Alla flotta italiana sono rimaste Raffica e Gardazzurra-Zeta Line. La prima ha stabilito un record aggiudicandosi cinque volte era Dimore del Garda, ha stabilito un record fantastico correndo la Cento in sei ore e un minuto con l’organizzazione di «Ciospo» AUegri e un timoniere campione del mondo come Giorgio Zuccoli. Oggi è un’altra barca e come Luca Valerio conduce Raffica così Oscar Tonoli sta al timone di Zeta Line. Con Principessa propongono per la 50° volta della Cento uno scontro memorabile.Voglio ancora dire che non sono stati cinquant’anni facili. La vita di un Club che è vincente suscita invidie da parte di quelli concorrenti, ma alimenta gelosie e invidie anche al suo interno. m genere sono «cospiratori», non hanno coraggio, creano solo problemi che alla fine sono piccoli, ma comunque disturbano. E inevitabilmente la mano che ha gettato il sasso sparisce e tutto ritorna normale pur restando i mugugni, assurdi, gratuiti, senza costrutto. Non fa meraviglia. Così va il mondo.Nella cinquantesima edizione della Cento il fatto nuovo è che il Circolo organizzatore si è scelto un partner organizzativo. E’ «Velaevento» di Cesare Pasotti e Carlo Dragoni. Anche loro propongono un’idea. E’ quella di raccordare l’evento velico con manifestazioni a terra che si propongono di completare l’interesse del pubblico, di dargli motivazioni di spettacolo che ne calamitino l’attenzione al di là di quell’altro spettacolo che corre sull’acqua. Ed è un’idea affascinante. Vediamo se verrà percepita.Credo che qui sia tempo di chiudere. E stata una carellata veloce. Quel che resta e conta è quella straordinaria idea che mezzo secolo fa espressero Giacomo Gariom e i suoi amici, quell’idea che in questi ultimi anni Andrea Damiani e il Circolo Vela Gargnano hanno coltivato con amore dandole quell’impulso, come a suo tempo avevano fatto Andrea e Furio Castellani, che la porterà ancora avanti nel tempo, perché un’idea così non può ne arrendersi ne morire.
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