Non c’è pace per alghe, streptococchi, e coliformi. Le acque del Garda restano sempre sotto stretta osservazione. Sono appena terminate le ultime analisi estive alle spiagge, che ora nelle provette dei laboratori dell’Arpav (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) finiscono anche le acque sospette del laghetto del Frassino e di un suo affluente, a Peschiera. Ma non si limitano al basso lago i controlli: tutti gli affluenti sono in studio e l’ecosistema Garda sta unendo nella ricerca tecnici, esperti, chimici, studiosi italiani e persino stranieri. Ora la qualità delle acque gardesane è scrutata persino dall’alto. E’ partita infatti una campagna di campionamenti straordinari che, abbinata ad un imminente passaggio satellitare, permetterà, interpretando il colore della superficie lacustre, di valutare lo stato eutrofico del lago. Intanto, a terra, si testano nuovi macchinari. «I 12 esami routinari relativi alla stagione balneare sono terminati», spiega Giorgio Franzini, responsabile dell’ufficio del lago di Garda dell’Arpav. «Alcune spiagge che erano rimaste chiuse per tutta la stagione scorsa riapriranno; a settembre però abbiamo trovato parametri sfavorevoli in due lidi di Bardolino, «Lungolago Cipriani» e «Lido Cisano»; a Peschiera al punto «via Alfieri» e a Lazise, in «località Taoli» È se è vero che la stagione dei bagni è finita, è altrettanto vero che il problema della salute alle acque continua. «Visto che quest’estate i dati più preoccupanti sono stati a Peschiera, è con l’amministrazione di questo Comune e con l’’Ags (Azienda Gardesana Servizi, ente gestore di collettore e depuratore) che stiamo lavorando a più stretto contatto. Non controlliamo solo le condizioni dei reticoli fognari, ma stiamo passando al setaccio ogni possibile fonte di inquinamento. Ci è stato ad esempio consigliato di verificare lo stato delle acque del Fosso Ruelo che arriva al Garda dal laghetto del Frassino e pare possa essere causa di problemi». Sotto i vetrini anche le acque di altri affluenti della costa veronese: «Sono sei: il torrente Bosco e il Dugale Vallesana a Lazise; il torrente Busa a Garda; a Torri il Valle del Cogo che scende da Crero; il Paina Grande a Malcesine e, sempre a Peschiera, il torrente Felice». Quindi la novità dei dati che arriveranno «dall’alto», forniti del satellite. Il passaggio in orbita del Landsat-Etm permetterà l’attuazione del cosiddetto progetto Ninfa. «È parzialmente finanziato dall’Asi (Agenzia Spaziale Italiana) di Roma, è coordinato da Eugenio Zilioli del Cnr-Irea (Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente) di Milano, in collaborazione con i Cnr di Parma e Roma, il dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, l’Appa (Agenzia provinciale protezione ambiente) di Trento ed ha lo scopo di studiare la percentuale di clorofilla nell’acqua, cioè la quantità di fitoplancton». Si tratta cioè di alghe da tenere sotto controllo in quanto possono rappresentare un rischio per la salute pubblica. «Un loro eccessivo sviluppo (eutrofizzazione) indica una forte presenza di nutrienti, cioè di azoto, fosforo derivanti da materiale organico». Come dire che il satellite può «avvistare» eventuali scarichi a lago. La settimana scorsa il maltempo «in quota» non ha permesso rilevamenti fotografici significativi, si attende ora il 23 ottobre, data ufficiale del passaggio in orbita del Landsat, per procedere. I calcoli che stanno alla base della ricerca, potrebbero dare informazioni particolarmente preziose: «Facendo misure ottiche a diverse lunghezze d’onda con sistemi sofisticati si riescono ad individuare i diversi colori dell’acqua. I punti cromatici significativi vengono considerati secondo una linea (transetto) lungo la quale, contemporaneamente al passaggio del satellite si effettuano campionamenti in acqua. Così, grazie a misure ottiche a pelo d’acqua, misure chimiche e rilevamenti satellitari si ottiene in tempo reale un sistema che, con i dati di pochi punti di campionamento e una sola immagine satellitare, consente di costruire una mappa del fitoplancton su tutto il lago». Se ne ricava una specie di cartina geografica monotematica coloristica in cui le varie sfumature di blu, pur indicando anche le diverse profondità dei fondali, servono soprattutto a definire lo stato trofico dell’acqua. Non finisce qui: «Per rilevare i parametri di clorofilla stiamo anche facendo prove tecniche di strumentazioni ottiche con biologi dell’università di Uppsala».
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La stagione dei bagni è finita, ma i laboratori dell’Arpav continuano a controllare la qualità delle acque. I dati forniti anche dal satellite La «maglia nera» va a Peschiera
Il Garda sotto stretta osservazione
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