Un’attrazione con pochi rivali. Sale e scivola lungo il crinale del Baldo sorvolando olivi e pinete la cabina rotante, con il pavimento in leggero movimento circolare e la «navicella» fissa. È la punta di diamante della nuova funivia che collega il centro dell’alto lago ai 1.760 metri di Tratto Spino. Impianto ancora chiuso al pubblico, aprirà ufficialmente i battenti sabato mattina, ma sottoposto ormai da più di dieci giorni a continui e numerosi collaudi. Oltre a verificare la funzionalità della struttura tocca agli stessi dipendenti del consorzio funicolare, 13 assunti in pianta stabile 25 nel periodo stagionale, prendere familiarità con il nuovo «mostro» figlio di una meccanica tra le più avanzate. Rispetto al vecchio impianto tutto ora è azionato da marchingegni elettronici costantemente monitorati da computer. Nulla sfugge ai terminali installati nella stazione intermedia di San Michele. Due postazioni speculari con ampie vetrate rivolte, l’una verso fondo valle l’altra in direzione del Baldo. Una centrale elettronica con il tracciato della funivia riprodotto sullo schermo dei monitor che mostra l’esatta posizione della cabina, la velocità di movimento, l’altezza e la forza del vento. Sotto la plancia di comando, in pratica il cervello della funivia, pulsa la sala macchine, enorme per maestosità degli spazi e per gli ingranaggi in funzione, tutti rigorosamente di colore giallo verde. Ad azionare le cabine, quattro in tutto equamente suddivise nei due tronchi della funivia, due motori elettrici dalla potenza complessiva di 620Kw. Pronti ad entrare in funzione in caso di blackout ci sono due generatori di corrente a loro volta supportati nell’ipotesi di estremo bisogno da altri due motori idraulici. «La sicurezza è massima», ci racconta durante il tragitto di prova da San Michele al Baldo, Raffaello Caramelli macchinista da 26 anni in servizio alla funivia. Una corsa di undici minuti sotto un cielo plumbeo, nuvole cariche di pioggia e la nebbia pronta ad inghiottire la cabina rotante appena giunta in sommità. Un giro che comunque lascia abbondantemente intravedere orizzonti mozzafiato sul Garda ma anche sulla catena del Baldo che lentamente ci si para davanti grazie alla rotazione impercettibile della «vettura». Un giro completo di 360 gradi rimanendo in piedi nello stesso posto ma con lo sguardo che spazia su scenari diversi. Il tutto ad una velocità massima di dieci metri al secondo senza per questo avvertire particolari sbalzi di vuoto, praticamente annullati rispetto al vecchio impianto di risalita. In cima, nella stazione di monte, come nelle altre due, fervono i lavori per completare una struttura costata complessivamente 39 miliardi. Un’opera curata nei minimi particolari come testimonia il rivestimento in legno lamellare della stazione di Tratto Spino, all’esterno protetta da lamine di alluminio. Ai lati ma anche di fronte ampie vetrate che danno l’idea di soggiornare in un’astronave sospesa nel vuoto. Un’ampia sala di disimpegno divide inoltre la zona d’arrivo da quella di discesa. In due parole: funzionalità abbinata all’eleganza delle rifiniture. Osserva e non nasconde il suo entusiasmo Caramelli. «Tutti i miei colleghi non vedono l’ora di ricominciare a lavorare. Un’attesa e curiosità che si respira anche in paese». Il futuro è alle porte.
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Il «mostro» elettronico da 36 miliardi è considerato tra i più avanzati del mondo e debutterà ufficialmente sabato prossimo
Primo viaggio con la nuova funivia
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